(logo scaricato da Wikipedia)

Pochi giorni fa una ragazza di 22 anni si è rivolta alla trasmissione "Le iene" di Italia 1 per realizzare un sogno: acquistare, tramite una raccolta fondi, una protesi di ultima generazione (non passata quindi dal nomenclatore sanitario) per superare le sue difficoltà (link).

La raccolta fondi ha avuto un successo incredibile! In poco tempo la ragazza, Veronica, ha raccolto  5 volte il suo obiettivo (superando i 150.000 euro) e non solo potrà permettersi una protesi spaziale ma, anche, realizzare altri sogni, e, come ha scritto, donare parte del ricavato in beneficienza.

Tutto bene dunque?

Il fatto di aver toccato un tema, quello delle disabilità agli arti, in una trasmissione molto seguita, è senz'altro importante, soprattutto per i membri della nostra associazione che vivono questa condizione tutti i giorni nelle proprie vite.

Il tema è delicato, le opinioni e le sensibilità sono tante: lo si è intuito dal turbinio di reazioni seguito sui social al servizio.

Dalla storia di Veronica si intuisce che la disabilità può essere vista da diverse prospettive. Infatti esistono due "modelli" veri e propri: quello medico, per cui la disabilità è un problema da aggiustare, e quello sociale, per cui è l'ambiente intorno alla persone a creare le barriere - e sono queste su cui lavorare.

C'è poi la rappresentazione della disabilità, che spesso oscilla tra due estremi opposti: dal pietismo al disabile superuomo.

C'è però in mezzo la stragrande maggioranza di coloro che vivono la propria vita nella quotidianità. Difficile da raccontare, perchè la serenità non fa notizia, e non aiuta a raccogliere fondi.

Ecco allora che pensiamo di pubblicare alcune testimonianze di nostri soci che, nati con una condizione come quella di Veronica ritengono che l'assenza di un arto non debba essere visto come ostacolo al vivere una vita serena e soddisfacente.

A voi la lettura:

Annalisa, mamma di Alessandro, nato senza un avambraccio

In tanti mi avete segnalato il servizio de Le Iene di ieri sera sulla mano bionica, guardatelo, vi farà bene. 
Però c'è una cosa che mi ha lasciato l'amaro in bocca: sono passati dei messaggi sbagliati!
Ben venga puntare il riflettore su problemi come il nomenclatore non aggiornato e i costi esorbitanti di alcune tecnologie, ma nel 2020 non posso sentir parlare di "normalità" in questo modo.
Far passare il messaggio che è una condizione rara (falso!), che per essere "normali" serva una protesi (falso!), che per accettarsi e fare le cose di ogni giorno serva una protesi non è solo falso, ma è anche offensivo!
La protesi è uno strumento in più, non un oggetto che sopperisce a una mancanza. 
Se andate a leggervi i commenti sotto al video trovate quello di Anna Fusco che ve lo spiega in modo meraviglioso ❤
Io cerco di insegnare a mio figlio ad essere orgoglioso di mostrarsi com'è (ma mica deve impararlo solo a lui, anche la sorella e qualsiasi altro bambino secondo me!) e di lasciargli tutta l'autonomia che desidera...con o senza protesi lo deciderà lui!
Felicissima che Veronica abbia ritrovato il sorriso, che si sia parlato dei problemi di chi vuole una protesi tecnologicamente avanzata in Italia, ma iniziamo ad eliminare il concetto di "normalità" dalle nostre vite e faremo un passo avanti come civiltà.
 
Anna Fusco
Care Le Iene,  sono nata anch'io senza la mano sinistra e parte di avambraccio.
La scelta di mettere la protesi o meno è personale.
Io non indosso la protesi perché mi trovo meglio senza. Sono felicissima se Veronica potrà avere la sua protesi.
Detto questo, chiariamo subito una cosa. Anzi, più di una.
Non è necessaria una protesi per "poter bere da soli" non è necessaria una protesi per essere "corteggiate da un fidanzato, non è necessaria una protesi per poter "giocare per la prima volta da sola". Ma stiamo scherzando? Come vi permettete? Queste affermazioni sminuiscono la nostra condizione, e siamo nel 2020. Siamo persone normali, persone che, tramite associazioni ecc, fanno di tutto per essere accettate e amate per quello che sono. Io personalmente seguo persone come me per aiutarle a vivere accettandosi come ho fatto io. Io, faccio tutto e dico TUTTO senza protesi.  Dico questo non per fare vedere chissà cosa, ma solo perché le affermazioni che ho menzionato fatte dal programma, le trovo assurde. C'è chi, come me, potrebbe rimanerne profondamente offeso.
 
Giulia Sarpero:
Grazie alle iene per il vostro lavoro! Anche io sono nata come Veronica. Anche io non esco mai senza protesi, ma un percorso di accettazione e la conoscenza delle opportunità che abbiamo in tutti i campi valgono più di tutte le raccolte fondi del mondo
 
E voi, soci di raggiungere? Cosa ne pensate? Scriveteci a Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. o contattateci tramite i social!